Il Ghetto: cuore ebraico di Roma

Ricco di storia e tesori nascosti il Ghetto, con i suoi affascinanti vicoli e scorci, è uno dei luoghi più belli e visitati della città.

La Sinagoga del Ghetto di Roma

È un’atmosfera unica e vivace, quella che si respira al Ghetto. La nostra passeggiata parte dal Teatro di Marcello, terminato nel 13 a.C. sotto Augusto, che lo dedicò a suo nipote Marco Claudio Marcello. Una struttura meravigliosa, l’unico teatro antico rimasto a Roma che, nel corso degli anni, ha subito trasformazioni importanti. Nel Cinquecento, Baldassarre Peruzzi eresse il palazzo nobiliare ancora oggi esistente per conto dei Savelli, poi acquistato dagli Orsini.

Tra arte e storia, una porta sul mondo

Proseguendo tra vicoli incantevoli, si arriva al Portico d’Ottavia, ingresso principale al vecchio Ghetto ebraico. Innalzato nel 23 a.C. da Augusto in onore di sua sorella Ottavia, in epoca medievale fu adibito a mercato del pesce. Ancora oggi è possibile leggere l’iscrizione latina che, tradotta, recita: «Debbono essere date ai Conservatori del Campidoglio, le teste di tutti i pesci che superano la lunghezza di questa lapide, fino alle prime pinne incluse».

Sorge qui la Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, nominata così proprio per la presenza del mercato. Questa chiesa fu teatro di un episodio storico. La notte del 20 maggio 1347 il condottiero Cola di Rienzo e i suoi seguaci rivoluzionari vi vegliarono, prima di partire alla conquista del Campidoglio. La chiesa, priva di facciata, presenta al suo interno tre navate. Di rilievo, in fondo alla navata sinistra, l’affresco di Benozzo Gozzoli raffigurante una Madonna con Bambino e angeli.

La Sinagoga: fascino e memoria

Arriviamo così in Piazza delle Cinque Scole, che deve il suo nome alle cinque scuole rabbiniche. Esse furono demolite per consentire la costruzione dei muraglioni del Tevere che, ancora oggi, proteggono la città dalle piene.

È in questo punto che, nei primi anni del Novecento, fu costruita la monumentale Sinagoga. Si tratta del tempio ebraico più grande d’Europa, che costituisce il simbolo più imponente del riscatto e dell’acquisita libertà della comunità ebraica romana. Al suo interno è possibile visitare il Museo Ebraico, aperto nel 1960 per custodire le testimonianze della collettività ebraica di Roma assieme a preziosi reperti come argenti, tessuti, marmi e pergamene.

Il Ghetto e le sue meraviglie barocche

A pochi passi dalla Sinagoga si trova Piazza Campitelli, con al centro la fontana in travertino realizzata su disegno di Giacomo Della Porta, che fa da sfondo alla Chiesa di Santa Maria in Campitelli. È questa una delle più superbe espressioni del periodo barocco. Infatti, nel Seicento la chiesa fu ricostruita dall’architetto Carlo Rainaldi e, per l’occasione, vi fu trasportata l’icona sacra di Santa Maria in Portico, ritenuta miracolosa e taumaturgica. Nelle cappelle laterali vi sono opere di pittori barocchi come Sebastiano Conca e Luca Giordano.

Non distante da qui, passeggiando tra viuzze costellate da ristoranti e botteghe del gusto, si arriva a Piazza Mattei, in cui sorge la Fontana delle Tartarughe. È così chiamata per via di quattro tartarughe, collocate sul bordo della vasca superiore e attribuite a Gian Lorenzo Bernini.

Infine, la passeggiata si conclude con il Ponte Fabricio, o “Ponte dei quattro capi”, per via delle erme quadrifronti che un tempo, probabilmente, sostenevano le balaustre originarie di bronzo. Attraversandolo, si arriva all’Isola Tiberina, una vera e propria oasi cittadina.

Rome, Italy, Jun 12 - A view of a typical restaurant in Portico D'Ottavia Jewish quarter. Located in the heart of Rome, this district was built during the imperial age between the Capitol Hill and the Tiber river. Currently it is among the areas of the city most visited and loved by tourists for its archaeological remains and for the presence of restaurants of Jewish and Roman cuisine.

La cucina ebraico-romanesca: amore per la tradizione

Affascinante fusione tra le influenze culinarie dettate dai precetti della religione ebraica e le diverse origini geografiche dei membri di questa comunità, la cucina kosher (ossia “permessa”) è un’esplosione di sapori e profumi. Passeggiando per le vie del Ghetto, è d’obbligo una sosta in uno dei tanti locali storici per gustare i celeberrimi carciofi alla giudia o i fiori di zucca fritti, ma anche altre golosità, come gli aliciotti con l’indivia, le coppiette di carne secca e il polpettone di patate e tonno. Non mancano i dolci, spesso a base di frutta secca e miele, oltre alla tradizionale crostata di ricotta e visciole. Un tripudio di tesori per viaggiatori gourmet.