Eleonora Abbagnato: intervista sulle punte

Danseuse Étoile e direttrice del Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, Eleonora Abbagnato parla di un sogno chiamato realtà.

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Dal 2015 dirige il Corpo di ballo del Teatro dell’Opera. Che cosa rappresenta questo ruolo per lei?

Un incarico prestigioso di cui sono orgogliosa, che comporta sfide e responsabilità. Da subito l’ho affrontato con entusiasmo e determinazione, come è nel mio carattere. È un ruolo che per me rappresenta soprattutto la gioia di poter condividere quello che i grandi maestri, con cui ho avuto l’onore e la fortuna di lavorare, mi hanno insegnato e che è arrivato al momento giusto, quando cioè mi sentivo veramente pronta a restituire a dei nuovi talenti tutte le esperienze e la felicità che la danza mi ha regalato.

Quali sono, secondo lei, i punti di forza della compagnia e le linee guida per la sua crescita?

È una compagnia che cresce ogni giorno, grazie a un lavoro costante e quotidiano in sala con i nostri Maîtres, agli stimoli provenienti dai grandi coreografi ospiti e all’apertura alle novità e alla grande danza contemporanea, accanto all’importante lavoro sulla tradizione del repertorio. È una compagnia giovane fatta di talenti desiderosi di imparare e migliorare. Un insieme competitivo sempre più apprezzato non solo in Italia, ma anche all’estero.

L’insegnamento da trasmettere al Corpo di ballo?

Ai miei ballerini chiedo tanto impegno, passione e dedizione. Ciò che mi interessa, poi, è la capacità di trasmettere emozioni, un aspetto che per me è sempre stato fondamentale. Al Corpo di ballo voglio trasmettere quindi anche quello che, ancora più che un insegnamento, è un desiderio di regalare al pubblico del nostro Teatro sempre nuove sorprese, tante emozioni capaci di arrivare al cuore di tutti gli spettatori che ci vengono a vedere.

Come vede il futuro del balletto a Roma?

Sono molto positiva. Certo, le difficoltà in Italia per la danza non mancano, è inutile negarlo, ma nonostante ciò negli ultimi anni, grazie anche all’appoggio del sovrintendente Carlo Fuortes, che apprezza moltissimo il balletto, la nostra compagnia ha fatto un percorso di crescita straordinario e ricco di soddisfazioni, come dimostrano gli ottimi risultati delle ultime stagioni e la crescente attenzione sul nostro lavoro da parte del mondo della danza.

Quale coreografia del passato o del presente le piacerebbe interpretare?

Se penso ai ruoli che vorrei interpretare negli ultimi anni della mia carriera, mi piacerebbe una creazione pensata appositamente per me, magari un solo, perché no…

Il partner sulla scena con cui ha vissuto più feeling?

Benjamin Pech, con cui ho ballato uno dei miei ruoli preferiti, La Dame aux camélias di John Neumeier.

Dal 2013 è étoile dell’Opéra di Parigi. Che cosa prova una ragazza italiana a entrare giovanissima nel tempio della danza?

Mi dicevano che era impossibile, ma io ci sono riuscita e ne sono orgogliosa. Non è stato facile, ma era il mio sogno. Per me c’è sempre stata la danza al primo posto e questa grandissima passione mi ha dato la forza per raggiungere anche i traguardi più ambiziosi, come essere la prima italiana nominata étoile dell’Opéra di Parigi.

La stagione 2017-18 l’ha vista a maggio vestire i panni della carismatica Manon, protagonista del balletto omonimo di MacMillan, per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma. Che cosa le ha regalato questo ruolo?

Manon è una donna estremamente affascinante, una figura magnetica capace di ammaliare chiunque le graviti intorno. Si tratta di un personaggio che richiede grandi doti anche dal punto di vista interpretativo, perché ha tante diverse sfaccettature che vanno comprese e vissute fino in fondo. Questo, per me, è particolarmente stimolante.

Apre un cassetto e trova un sogno: un luogo, a Roma, in cui le piacerebbe portare la danza…

Mi piacerebbe ballare davanti a Papa Francesco Annonciation di Angelin Preljocaj, per me sarebbe davvero un grande sogno.